mercoledì 4 dicembre 2013

Se sparisse l'evasione a guadagnarci sarebbero le banche speculative!

massoni
20 nov – Da tempo non riesco a guardare i nostri principali talk show dedicati all’approfondimento politico senza provare conati di vomito. A partela Gabbia di Paragone, il resto del panorama è nella migliore delle ipotesi desolante. Programmi come Ballarò di Floris e Otto e Mezzo di Gruber, poi, non hanno nulla da invidiare all’istituto Luce di mussoliniana memoria.
Banalità, pensiero unico a difesa degli interessi della tecnocrazia nazista che guida la Ue e pizzini intimidatori all’indirizzo dei non allineati dominano la scena quasi dappertutto. Fino a ieri Servizio Pubblico di Michele Santoro, a parte la teatralità del presentatore campano, risultava perfettamente aderente rispetto al tragico contesto disinformativo dilagante (clicca per leggere).
D’altronde la massoneria reazionaria non avrebbe potuto disintegrare scientemente l’apparato produttivo dei Paesi che compongono l’area euro senza prima essersi assicurata il controllo totale e asfissiante dei principali mezzi di comunicazione. Da anni a questa parte è sostanzialmente vietato avanzare critiche nei confronti dell’attuale costruzione europea. Dogmi comeausterità, pareggio di bilancio e privatizzazioni vanno accolti per fede, pena l’esclusione dal circuito che conta con annesso oscuramento e definitivo oblio.

Improvvisamente, trascorsi anni di sciagure causate da politiche miopi e criminali, una piccola breccia sembra essersi finalmente insinuata nel sistema. Dopo la dura presa di posizione del Tesoro americano nei confronti della Germania, guarda caso, alcuni importanti giornalisti hanno improvvisamente trovato il coraggio di osare l’inosabile. Solo così si spiega lo spazio concesso ieri da Santoro in prima serata ad un efficace Alberto Bagnai, economista eterodosso che vanta eloquio forbito e buone letture. In presenza del redivivo e balbettante viceministro Stefano Fassina, meno peggio del solito (clicca per leggere), l’autore de Il Tramonto dell’Euro ha letteralmente disintegrato, dati e grafici alla mano, tutta una serie di falsi miti che da decenni obnubilano la mente degli italiani. Demoni mostruosi e inattaccabili come lo spauracchio del debito pubblico, la bontà dei vincoli europei e l’utilità dei necessari sacrifici evaporavano di fronte al lucido e pacato argomentare del professore fiorentino.
Solo uno dei miti che ancora affollano maleficamente la mente degli italiani resiste ancora a dispetto della più solare evidenza: quello tendente a leggere la crisi in chiave auto-accusatoria, quale scontato e giusto risultato dei soliti mali che affiggono l’Italietta dedita allo spreco, al malaffare e alla corruzione. E’ facile quanto scorretto soggiogare le masse titillandone l’atavico istinto alla autoflagellazione, per giunta spacciato con fare sulfureo quale unica via praticabile al fine di scacciare il male sopravvenuto a causa del peccato. Su questa linea, falsa e strumentale, si posizionavano un gruppo di giovinastri fortunatamente emigrati all’estero nonché il solito Marco Travaglio in versione Savonarola.
E’ bene che i cittadini comprendano con chiarezza che la macroeconomia, checché ne dicano alcuni interessati scribacchini, non è una sottobranca dell’etica. Tutti naturalmente vorremmo vivere all’interno di una società onesta e rispettosa delle regole, ma, al di là della facile retorica, la ricchezza complessiva di un Paese dipende da altri fattori. Esistono infatti società molto corrotte ma ricche, così come ne esistono altre povere ma probe. Non c’è bisogno di scomodare la favola delle api diBernard de Mandeville per rendersene conto (clicca per leggere). Giusto per fare qualche esempio: sapete quale grande azienda multinazionale ha dovuto pagare una multa salatissima per avere ammesso di avere pagato fior di tangenti a destra e a manca? La tedesca Siemens (clicca per leggere). La banca HSBC, al centro di condotte che definire spericolate è un eufemismo (clicca per leggere), è forse il frutto avvelenato della atavica corruzione asiatica, africana o sudamericana che genera povertà ed esclusione sociale? Non mi pare. La verità è semplice ed è un’altra. I Paesi ricchi elaborano spesso al proprio interno sistemi sofisticati e complessi per accaparrarsi ingenti risorse con qualunque mezzo riuscendo quasi sempre con la forza e con l’arguzia ad aggirare il controllo di legalità; quelli poveri, invece, esprimono in genere classi dirigenti che si vendono per un piatto di lenticchie.
Vi faccio un’altra domanda: se domani, in virtù di un inasprimento dei controlli fiscali, l’evasione crollasse sensibilmente, al lume del vostro intelletto l’Italia risulterebbe nel suo complesso più ricca o più povera? Io vi dico che sarebbe più povera, perché la minore ricchezza privata circolante determinerebbe un ulteriore crollo dei consumi, mentre le maggiori risorse reperite provvisoriamente dallo Stato finirebbero con l’essere utilizzate da masnadieri come Letta e Saccomanni per pagare gli interessi alla banche speculative tedesche e francesi senza che il sistema Italia possa trarne nei fatti alcun beneficio sostanziale. In pratica l’ipotetico comodino pignorato da Equitalia al pensionato insolvente con il fisco finirebbe immediatamente nella disponibilità dei soliti voraci colossi finanziari internazionali che creano e disfano le carriere politiche di figuranti mediocri ed etero-diretti come Enrico Letta. Siete ancori sicuri del fatto che la giustizia formale cammini sempre in compagnia della giustizia sociale, del buon senso e della crescita economica? Perlomeno pensateci.
Note conclusive:
1) Alla fine degli anni ’80, poco prima dello scoppio di Mani Pulite, l’Italia superava in termini economici la Gran Bretagna, diventando così la quinta potenza industriale al mondo nonostante il dilagare di tangenti e mazzette (clicca per leggere)
2) Non è vero che la spesa pubblica italiana è esorbitante. Al contrario, spiega Brancaccio, è sotto la media Ue (clicca per leggere)
3) Non è vero che la montagna del debito pubblico italiano è figlia delle politiche allegre dei partiti della prima Repubblica. Il debito italiano esplode in conseguenza della separazione tra Tesoro e Banca d’Italia avvenuta nel 1981 per volontà di Beniamino Andreatta. Decisivo passo nella direzione dell’asservimento dell’interesse pubblico nei confronti delle oligarchie finanziarie private (clicca per leggere)
Francesco Maria Toscano – il moralista

Fonte: imolaoggi.it

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