sabato 14 settembre 2013

Il capitalismo di sinistra tra lobby e banche

Di Paolo Cardenà

In questi giorni di fine estate sta spopolando la notizia secondo la quale, il sindaco di Torino ed esponente di spicco del Partito Democratico Piero Fassino, nei giorni scorsi, avrebbe  veleggiato nel mar Egeo, in compagnia di Giovanni Bazoli (numero uno di Banca Intesa), a bordo di uno yacht molto lussuoso. Electa, questo il nome del natante battente bandiera britannica e iscritto al prestigioso Yacht Club del Principato di Monaco, è una barca a vela lunga poco meno di 40 metri, che una ristretta cerchia di miliardari può permettersi.
Fassino, per chi non lo ricordasse, è colui che gridava “abbiamo una banca” in occasione della tenta scalata a BNL da parte di Unipol. Passano gli anni, ma le manie restano sempre le stesse, si direbbe.

Che poi, verrebbe da chiedersi a cosa servisse, a FASSINO &Co, avere una banca. Io, forse da fesso che sono, non mi sono mai sognato di avere una banca. E che cosa dovrebbe farci un comune mortale con una banca? Semmai, eventualmente, vorrei avere una bella casa, o una bella auto, o cose di questo genere. Cose di cui, peraltro, non mi importa neanche granché.  Ma FASSINO, che voleva una banca tutta per se, oltrepassava i limiti del desiderio cosmico. Cosa mai avrebbe potuto farci, un partito, in questo caso il PD (tanto per cambiare), con una banca come la BNL, poi finita in mani francesi? Semplice rispondere. Avere una banca (ossia, un’altra banca) sarebbe servito a comprare consensi popolari e ad arricchire gli amici degli amici, come è già avvenuto  in altre innumerevoli occasioni.
 Perchè, non contenti dei soldi estorti ai contribuenti attraverso una tassazione oltre i limiti dell’esproprio, loro vorrebbero anche quelli dei risparmiatori, che comunque presto avranno. Pensate che bello sarebbe avere una banca che produce(va) utili, grazie alle commissioni applicate sui pessimi prodotti di risparmio gestito rifilati a ignari risparmiatori! E gli utili della banca, distratti tramite qualche groviglio societario appositamente creato, destinati a sussidiare qualche iniziativa ludica o benefica, sotto mentite spoglie. Ecco che tu, paesotto di provincia, ti puoi organizzare la tua corsa delle rane, la tua sagra della polpetta di cinghiale e il tuo bel palio. Oppure puoi permetterti anche di mandare la tua squadra di Basket nella massima categoria. Tanto paga pantalone. E i cittadini del paesotto? Tutti felici e contenti a godersi le numerose iniziative promosse dalle amministrazioni locali, finanziate con i soldi della banca, ossia dei risparmiatori. E alla prossima tornata elettorale, tutti a votare l'amministrazione uscente che è stata molto attiva sul territorio, promuovendo innumerevoli iniziative. E ti credo! Con fiumi di denaro a gratis, come non esserlo?
Oppure, per che no? Avere una banca, serve anche per far comprare a debito (ossia senza un quattrino) qualche impresa italiana a qualche imprenditore di ventura. Magari perche la moglie è compagna di terzo, quarto e quinto letto di qualche personaggio politico o di potere. Il quale imprenditore, con una società creata con capitali a debito, controlla un'impresa che produce utili che, a loro volta, vengono destinati a ripagare la banca che gli ha prestato i soldi per comprarsi l'impresa. Il tutto mentre l’impresa, nel frattempo, pezzo dopo pezzo, viene spolpata fino all'osso. E poi chi si è visti si è visti.

Questo, in soldoni, è il capitalismo di sinistra. Che poi, a dircela tutta, quello di destra, non è che sia tanto differente.
Ma manca ancora un pezzo. E se la banca va in difficoltà e rischia di fallire? Nessun problema, ci pensa il contribuente. Monte Paschi docet.

Qualcuno ha scritto che "un'economia senza fallimenti, è come un chiesa senza crocifisso". Ecco, il punto è proprio questo. Ossia, che il fallimento sarebbe indispensabile anche per far piazza pulita da simili personaggi.


Fonte: vincitorievinti.com

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