lunedì 15 luglio 2013

Anche la Francia inizia la svendita del patrimonio pubblico

hollande-prost.jpgIl presidente Hollande ha deciso di mettere in liquidazione le aziende a partecipazione statale mettendo a repentaglio il futuro della nazione

La Francia svende le proprie aziende a partecipazione statale, allo scopo di utilizzare i ricavati per favorire la crescita: una manovra dell’Eliseo che servirà soltanto a salvare capre e cavoli nel tentativo di riacquisire una gran parte dei consensi andati perduti, ma che mette a repentaglio la sovranità nazionale ed economica del Paese d’Oltralpe.
Il governo francese, ansioso di abbinare la sua retorica della promozione della crescita insieme all’austerità di bilancio, ha presentato un piano di 12 miliardi di euro per incrementare gli investimenti nel prossimo decennio, in parte finanziati
dalla vendita di alcune delle grandi partecipazioni societarie dello Stato.
Ma il programma relativamente modesto non entrerà in gioco fino al 2016 affinché non venga meno l’impegno del governo socialista di ridurre il deficit di bilancio al 3 per cento del disavanzo entro il 2015 – un obiettivo già pianificato dall’Unione europea indietro di due anni da parte di Bruxelles, mentre l’economia vive momenti di grande difficoltà.
“Gli investimenti e la responsabilità di bilancio si muovono di pari passo”, ha sottolineato il premier francese Jean-Marc Ayrault. “Per rispettare la strategia finanziaria dello Stato, la spesa legata al piano di investimenti crescerà gradualmente e subentrerà al programma di investimenti futuri”, ha proseguito.

Il presidente francese François Hollande (nella foto) entrato in carica lo scorso anno ha vinto le elezioni anche grazie alle critiche mosse alle ricette economiche lacrime e sangue imposte dalla Germania, ma alla fine anche il capo dell’Eliseo ha dovuto fare i conti con la crisi e ha deciso di avviare tagli senza precedenti alla spesa pubblica francese a partire dal prossimo anno. La settimana scorsa ha licenziato il ministro dell’Ecologia del governo in carica, poiché aveva osato attaccare pubblicamente i tagli decisi dall’esecutivo e dal presidente.
Il piano di investimenti evidenzia i vincoli a cui il capo dell’Eliseo è soggetto e a cui in qualche modo deve rispondere. Sarà in effetti una continuazione diluita di un programma da 35 miliardi di euro di investimenti pianificato, ma mai applicato, dall’ex presidente Nicolas Sarkozy.
Il premier Ayrault ha detto che sarà finanziato in parte con la vendita di alcune partecipazioni statali, ovvero azioni in possesso dello Stato francese, per un valore complessivo di 60 miliardi di euro di alcune delle più grandi società quotate in Francia tra cui la casa automobilistica Renault, la compagnia energetica EDF, nonché Orange, l’ex France Telecom.
Il governo ha ricavato circa 2 miliardi di euro dalla vendita delle partecipazioni di EADS, il gigantesco gruppo aerospaziale, a seguire l’appaltatore della difesa Safran, e ADP, la società aeroportuale di Parigi. Ma si vocifera che l’esecutivo non risparmierà nemmeno la vendita delle partecipazioni di società considerate dei veri e propri asset strategici, utili a favorire – secondo l’Eliseo – sviluppo e competitività. Un falso che il popolo francese finirà per pagare caro perdendo il controllo definitivo delle compagnie economiche ed energetiche del Paese d’Oltralpe.
Per quanto riguarda i progetti e le strategie decise dal presidente emerge che il programma di investimento vorrebbe contribuire alla modernizzazione dell’economia e a migliorare la competitività francese. La maggior parte dei  12 miliardi di euro andranno alla ricerca e alle università, fino al finanziamento del passaggio a forme più efficienti e rinnovabili di energia, e all’industria aerospaziale. Ma è soltanto una presa di posizione che arrecherà soltanto danno alla sovranità della Francia.
Il governo ha deciso anche di stanziare 25 miliardi di euro per finanziare il lancio nel prossimo decennio di una rete a banda larga ad alta velocità e l’installazione di contatori “intelligenti” per il controllo automatico del consumo dell’energia elettrica. Una manovra che dovrebbe alleggerire il peso dei costi delle aziende sullo Stato francese ma che rischia di mettere a repentaglio il futuro della sovranità nazionale ed economica della Francia per soddisfare i vincoli di bilancio e i voleri dei tecnocrati di Bruxelles e del Fondo monetario che chiedono a gran voce continue riforme economiche di stampo ipeliberista realizzate ai danni del popolo francese, e non per il bene presente e futuro della nazione transalpina.


Scritto da: Andrea Perrone - 11 Luglio 2013  Rinascita.eu
Tratto da: http://dadietroilsipario.blogspot.it


Fonte: frontediliberazionedaibanchieri.it

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